lunedì 22 settembre 2014

Nota critica di Lorenzo Spurio a"Aculei spilli" di Raffaella Amoruso

Aculei spilli
di Raffaella Amoroso
The Writer, Milano, 2014
ISBN: 978-88-97341-60-4
Pagine: 117
Costo: 13 €
 
 
Recensione di Lorenzo Spurio 
http://blogletteratura.com/2014/09/21/aculei-spilli-di-raffaella-amoruso-recensione-di-lorenzo-spurio/

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La recente pubblicazione poetica di Raffaella Amoruso, Aculei spilli, pone il lettore cauto dinanzi a una primaria esigenza di sviscerare il significato, tanto quello esplicito ed oggettivo, quanto quello implicito e recondito del titolo. Chiaramente una simile volontà si sposerà molto meglio alla lettura completa dell’opera in modo da poterne trarre gli eventuali elementi che sostengano la tesi. Comincerò col dire che Raffaella Amoruso è un’artista a tutto tondo, nel senso che non è solo poetessa, ma anche scrittrice, recensionista, pittrice e fotografa; abbraccia, cioè, una vasta serie di diramazioni delle espressioni artistiche e la stessa copertina del volume non è che una sua riuscita “sovrapposizione” di pittura e fotografia. Questo per dire che Raffaella Amoruso ha un rapporto con l’arte molto saldo e al contempo esteso che le consente di arrivare a opere concettuali nelle quali ha adoperato un’impressionante strategia di sintesi che si esplicita con la resa unica finale.
Aculei spilli –per ritornare al titolo- sembra proporre un’immagine molto chiara e ben definita nella mente del lettore, quella che fa riferimento a qualcosa di pungente, acuminato, affilato e che, se toccato inavvertitamente, potrebbe provocare dolore o addirittura causare una ferita. Il titolo, che gioca su un’esplicita intenzione di voler iper-contestualizzare il tema di rimando, è estremamente diretto, vivido e concreto: gli aculei sono delle propaggini lunghe e acuminate di certi mammiferi di piccola taglia tra cui i ricci e gli istrici e gli spilli sono degli oggetti che hanno grossomodo le stesse caratteristiche: una struttura bastoncellare e rigida con all’estremità una porzione molto affinata e affilata che rende l’oggetto pericoloso o da impiegare con la giusta attenzione. Gli aculei, dunque, sono spilli animali, mentre gli spilli sono degli aculei oggettivizzati.
Inoltrandosi nella lettura del libro si scopre un mondo per lo più inedito anche a chi, come me, legge numerose sillogi poetiche a settimana poiché Raffaella Amoruso con uno stile sicuramente innovativo e riuscito, ci trasmette una serie di sue “vedute” su alcune realtà (di interesse privato o sociale) o piccoli episodi con un linguaggio che rifiuta espressamente orpelli affabulatori, la retorica e la costruzione barocca o per lo meno “romantica” dei testi. Al contrario, il contenuto linguistico impiegato dalla Nostra è molto ampio dal punto di vista lessicale e rimanda principalmente a un’attenzione meticolosa nei confronti delle aggettivazioni (correlazioni soggetto-aggettivo) che ne denotano con una particolarità –a tratti addirittura spasmodica- l’intera poetica. Le poesie si offrono al lettore come lamine di un qualche materiale che si sfalda perché sottoposto a un peso eccessivo, sono tutte per lo più brevi e costituite da un’unica strofa; in linea con l’entusiasmo nei confronti del mondo aggettivale, risulta impoverita la componente verbale proprio perché queste liriche forniscono delle immagini (che vanno denotate, qualificate) e che non necessitano, invece, di una narrazione step-by-step.
Raffaella Amoruso non descrive né narra (per questo credo che si avvalga del racconto) e la sua poesia fornisce immagini molto chiare, che si stendono sulla tela in modo molto pratico, immagini che portano con loro un universo concettuale (a volte anche esistenziale) definito, tanto da apparire come impressionanti prove artistiche dall’incommensurabile talento pittorico. CONTINUA QUI