giovedì 27 marzo 2014

Il "dilemma" dei puntini di sospensione

Il "dilemma" dei puntini di sospensione è comune a molti. Alcuni pensano di poterli utilizzare aggiungendoli alla virgola, altri credono che più se ne mette e più si crea enfasi; altri ancora, più "timidi" vogliono creare efficacia nel loro discorso, ma con parsimonia,  usandone  quindi soltanto due. 

punti (o puntini, o puntolinidi sospensione, anche chiamati puntini sospensivi o (nel parlato) tre puntini, sono un segno di punteggiatura costituito graficamente da un gruppo di tre punti consecutivi scritti orizzontalmente. Si tratta di un segno di pausa e quindi nella lettura corrisponde a un intervallo fonetico paragonabile a quello di una virgolaI punti di sospensione hanno vari utilizzi:

  • Segnalano una "sospensione" nel discorso (da cui il nome), come una frase non conclusa, un'esitazione o un accenno lasciato volutamente indefinito (figura retorica della reticenza o della sospensione). Sono utilizzati anche per riprodurre l'andamento spezzato ricco di pause della lingua parlata. 
  • Se sono soli in una frase, i punti di sospensione indicano sorpresa e stupore: non è raro trovare questo utilizzo nei romanzi e nelle opere di narrativa in genere.
  • Essi si adoperano tra parentesi quadre ([…]) per indicare in una citazione la deliberata omissione di una parte di testo originale o una lacuna nel testo conservato; questo utilizzo non è affatto infrequente nei testi di studio, in cui non si possono citare interi paragrafi di un'opera ma solo i loro punti salienti.
  • I puntini sospensivi indicano inoltre iterazione, come nel caso di formule matematiche.

Ripeto, sono SOLO TRE e quando si scrive un testo di narrativa, o come nel caso a cui faccio riferimento, di Poesia: si scrive: la parola tre puntini spazio; altrimenti è da considerarsi un refuso e va corretto:  (dal latino refūsus, participio passato di refundĕre, riversare) è un errore di stampa; In senso più esteso, si indica come refuso un errore commesso nello scrivere o nel parlare, commesso per fretta o distrazione.

Ricapitolando:

1) Vanno messi sempre in numero di tre. E non due o quattro, come spesso accade.
Due puntini non indicano una "sospensione abbozzata, non proprio sospesa-sospesa": sono sbagliati. Quattro puntini non indicano una pausa più prolungata di tre. Non commenterò l'uso di raffiche.

2) Ci vuole sempre uno spazio dopo i puntini di sospensione. L'unica eccezione accettabile (ma personalmente la sconsiglio) è che una frase si apra con i puntini. Per esempio: [ ...Non saprei. ]. La forma preferibile resta: [ ... Non saprei. ].
Mentre è del tutto errato: [ Non saprei...tu cosa dici? ]. La forma corretta è: [ Non saprei... tu cosa dici? ].
Confermo che questo orribile errore è diffusissimo.

3) A livello di forza d'interpunzione (e quindi rispondo alla tua domanda conclusiva) vengono considerati parificati a [ ! ] e [ ? ], sono quindi un segno semi-debole. O semi-forte, se vuoi. Quindi possono chiudere un periodo. Se chiudono (uso forte, al pari di un punto fermo), segue la maiuscola. Se non chiudono (uso debole) segue la minuscola.
Per capire se li stai usando in maniera forte o debole, prova a sostituirli con un punto: se funziona, li stai usando in maniera forte (e quindi poi ci vuole la maiuscola); se non funziona, allora li stai usando in maniera debole e la maiuscola non ci va.
In generale, hanno uso forte quando si vuole lasciare in sospeso una frase, mentre hanno uso debole quando si vuole creare una pausa all'interno di una frase.

4) Se un discorso diretto si chiude con i puntini di sospensione, e non è seguito dalla sua reggente, dopo le virgolette di chiusura è necessaria la maiuscola, perché in questo caso fungono da punteggiatura forte chiudendo il periodo. Mentre non è indispensabile il punto, per una regola di non-replicazione della punteggiatura.
Esempio corretto: [ Lucia mi disse: «Ciao, stavo pensando a te…» Mi sorpresi del suo sguardo conturbante. ]. 
Esempio scorretto: [ Lucia mi disse: «Ciao, stavo pensando a te…» mi sorpresi del suo sguardo conturbante. ].
Alcuni editori, in base ai propri normari, possono optare per utilizzare il punto in caso la battuta sia subordinata complementare e chiuda il periodo. Ma personalmente ti suggerisco di farne a meno.
Esempio corretto: [ Lucia mi disse: «Ciao, stavo pensando a te…». Mi sorpresi del suo sguardo conturbante. ]. 

Se invece il discorso diretto è seguito, dopo le virgolette di chiusura, dalla propria reggente (in genere una frase con verbum dicendi), allora l'uso è sicuramente debole e la maiuscola è sbagliata.
Esempio corretto: [ «Ciao...» mi disse Lucia con uno sguardo conturbante. «Stavo pensando a te». ]. 
Esempio scorretto: [ «Ciao...» Mi disse Lucia con uno sguardo conturbante. «Stavo pensando a te». ].
(In quest'ultimo caso, in base all'editore potremo avere una virgola o meno di seguito alle caporali, entrambe le scelte sono corrette)
Esempio corretto: [ «Ciao...», mi disse Lucia con uno sguardo conturbante. «Stavo pensando a te». ].

5) A livello formale: mai mettere spazi tra un puntino e l'altro: [ . . . ]. 
Nota anche che i puntini dovrebbero essere un unico carattere, e non tre punti uno dopo l'altro. Puoi impostare il tuo software di videoscrittura (Word in genere è già così impostato) in modo che sostituisca automaticamente i tre punti con i puntini - questo ti permetterà anche di risparmiare caratteri in vista dei limiti dei concorsi, e tre punti appaiono più disordinati rispetto al carattere-puntini).