martedì 17 aprile 2012

COS'E' UN HAIKU


Un haiku (俳句, pronuncia giapponese /haikɯ/ con tono basso su /ha/ e tono alto su /ikɯ/, e opzionalmente con abbassamento tonale alla fine, nella catena parlata; pronuncia italiana /’(h)aiku/ o /(h)ai’ku/) è un componimento poetico di tre versi caratterizzati da cinque, sette e ancora cinque sillabe.È una poesia dai toni semplici che elimina i fronzoli lessicali e le congiunzioni e trae la sua forza dalle suggestioni della natura e le sue stagioni. L’haiku fu creato in Giappone nel secolo XVII e deriva dal tanka, componimento poetico di 31 sillabe che risale già al IV secolo.
Il tanka è formato da 5 versi di 5-7-5-7-7 sillabe rispettivamente.
Eliminando gli ultimi due versi si è formato l’haiku. Per l’estrema brevità richiede una grande sintesi di pensiero e d’immagine. Tradizionalmente l’ultimo verso è il cosiddetto riferimento stagionale o kigo, cioè un accenno alla stagione che definisce il momento dell’anno in cui viene composta o al quale è dedicata.
Soggetto dell’haiku sono scene rapide ed intense che rappresentano, in genere, la natura e le emozioni che esse lasciano nell’animo dell’haijin (il poeta). La mancanza di nessi evidenti tra i versi lascia spazio ad un vuoto ricco di suggestioni, quasi come una traccia che sta al lettore completare. Nella letteratura giapponese, gli Haiku rappresentano una parte molto importante e caratteristica dell’essenza più profonda della cultura nipponica.
La condizione alla base di questo tipo di poesia è la convinzione dell’inadeguatezza del linguaggio, rispetto al compito di testimoniare la verità. C’è molta cultura Zen alla base della poesia Haiku, il cui intento è quello di far tornare il linguaggio alla sua essenza pura, ovvero alla sua nudità Nessuna manifestazione del reale, neppure la più semplice, è indegna di essere trattata dai Maestri di Haiku: in ogni cosa è l’energia vitale a svelarsi alla mente, se questa è scevra da schemi e pregiudizi, dalle proprie abitudini e dai limiti del razionale.
E poiché l’energia vitale è movimento, anche l‘Haiku, seppure nella sua semplicità, dovrà permettere a questo movimento di esprimersi, attraverso le sillabe, e di esprimere a sua volta la comunione, l’esigenza dell’uomo di essere tuttuno con la natura.
All’interno di ogni HAIKU era costante la presenza di un KIGO, ossia una parola o una situazione che fa riferimento a una delle quattro stagioni, Ma oggi si scrivono Haiku il cui contenuto può spaziare ovunque.
La tradizionale tecnica adottata consiste nel contrapporre due immagini contrastanti, una che alluda al tempo e/o al luogo, l‘altra relativa ad una fugace e vivida impressione, ed attraverso entrambe giungere ad una sintesi che richiami profondi stati d’animo. Il risultato, pur seguendo dettami precisi e rigorosi, deve dare una sensazione di naturalezza e di realismo, di partecipazione ed al contempo di distaccata leggerezza.
Per comprendere l’essenza implicita negli haiku il lettore deve dimenticare l’intelletto e far ricorso proprio alla sensazione e all’identificazione con le impressioni suggerite. Risulta evidente l’influsso della dottrina del Buddhismo-zen e il richiamo all’esperienza del “satori”, la rivelazione improvvisa.
Oltre Basho, i maggiori esponenti di questo genere sono Buson, Issa e Shiki, che, a seconda delle diverse personalità, hanno impresso uno stile inconfondibile alle loro composizioni poetiche. Con questa introduzione, di sicuro incompleta e limitata, spero di avere dato il mio contributo affinché una delle manifestazioni più alte e raffinate dell’arte giapponese possa essere adeguatamente conosciuta e apprezzata.
Ci sono scrittori moderni, specialmente occidentali, che compongono Haiku con un numero di sillabe maggiore. La tradizione vorrebbe che non si componessero Haiku con una quantità minore di sillabe, ma noi riteniamo che si possa fare, se l’atmosfera creata dall’ Haiku è pregnante, netta, lucida, viva. Insomma, se è un bell’Haiku.
Esistono almeno due modi di scrivere Haiku che danno vita a due stili diversi. Il primo stile è caratterizzato dal fatto che uno dei tre versi (normalmente il primo) introduce un argomento che viene ampliato e concluso negli altri due versi.
Come in questo Haiku classico di Sono Uchida
Tornata ancora
al bicchiere di sakè
la mosca annega
o come quest’altro Haiku classico di Pietro Tartamella
Fra le tegole
filari d’acqua vanno.
Alla grondaia
Il secondo stile produce Haiku che trattano due argomenti diversi messi fra loro in opposizione o in armonia. Questo secondo stile può attuarsi con due modalità: il primo verso introduce un argomento, il secondo verso lo amplia e lo approfondisce, il terzo verso produce un’opposizione di contenuto, un capovolgimento semantico che in qualche modo ha però relazione con il primo argomento. Questo sbalzo semantico può anche essere sottilissimo.
Come in questo Haiku di Jack Kerouac con quantità libera di sillabe
Mancato un calcio
allo sportello della ghiacciaia.
Si è chiuso lo stesso
O come questo Hiaku di Shiki
Tra le erbe
un fiore bianco sboccia.
Ignoto il suo nome.
Ma potrebbe anche essere che il primo verso introduce un argomento, e sono i due versi successivi che introducendo un nuovo argomento lo mettono in relazione con l’argomento trattato nel primo verso (in opposizione o in armonia).
Come questo Haiku del poeta di Basho con quantità libera di sillabe:
La voce del fagiano.
Quanta nostalgia
per mio padre e mia madre
O ancora quest’altro Haiku di Jack Kerouak con quantità libera di sillabe
Notte perfetta di luna
rovinata
da liti in famiglia
Cimentarsi con gli Haiku significa osservare il mondo con occhio attento. Costringe a liberarsi delle sovrastrutture, delle parole inutili e superflue, di tutti i concetti che contemporaneamente si affollano attorno ad un evento, ad una esperienza, ad una sensazione. Ci spinge a “guardare” e soprattutto a “cogliere” l’essenza di un accadimento di cui siamo testimoni, la sostanza di una esperienza, il centro di una emozione.
Una grande scuola di vita e di riflessione.
Anche il ritmo recitativo dell’Haiku è importante.
L’ Haiku è nato in Giappone nel diciassettesimo secolo.
Deriva dal Tanka, componimento poetico di trentun sillabe.
Si scrivevano poesie Tanka già nel IV secolo. Il Tanka è formato da cinque versi con una quantità precisa di sillabe per ogni verso: il primo verso contiene cinque sillabe, il secondo sette sillabe, il terzo cinque sillabe, il quarto sette sillabe, il quinto sette sillabe. Eliminando gli ultimi due versi si è formato l’Haiku.
haiku2
La prima antologia di poesia giapponese intitolata “Manyoshu” risale all’ VIII secolo; comprende 20 volumi con 4.500 poesie in diverso stile.
Nei licei americani si insegnano le tecniche per scrivere Haiku. Anche in Marocco lo si insegna nelle scuole. In Senegal si organizza ogni anno un concorso.
In Giappone si calcola che più di dieci milioni di persone (circa il 10% della popolazione) si diletta a scrivere Haiku. Ci sono attivissimi gruppi di poeti (chiamati Haijin) che si riuniscono per parlare di Haiku. Tutte le maggiori riviste e quotidiani giapponesi hanno una rubrica dedicata agli Haiku.
In Italia si è costituita nel 1987, a Roma, l’ Associazione Amici dell’ Haiku
Fra tutti coloro che hanno scritto Haiku si ricordano: Basho, Buson, Issa, Chiyo, Shiki, Uchida, Kyoshi, Jack Kerouac